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Cosa sono
le colonnine

Si tratta delle infrastrutture dedicate alla ricarica dei veicoli elettrificati (auto elettriche e ibride plug-in) definite più semplicemente come colonnine. In Italia il numero di punti si aggira intorno a quota 20.000 unità. Un punto di ricarica non significa una colonnina, perché la stessa può connettere anche due vetture contemporaneamente. Tendenzialmente ad una colonnina corrispondono due punti di ricarica.

Immagine descrittiva Le colonnine di ricarica

Poche quelle in autostrada

Ventimila unità sono un dato importante in senso assoluto, sebbene spesso mal distribuito. A farne soprattutto le spese è la rete autostradale, quella al momento più carente. Da sottolineare come questo sia in realtà un periodo di forte transizione, quindi è previsto un incremento considerevole delle colonnine lungo le autostrade. Mentre la situazione nazionale è a macchia di leopardo con zone sensibilmente più “ricche” di stalli rispetto ad altre, spesso concentrate nella fascia centro settentrionale: Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni più virtuose.

Occhio alla
potenza

È fondamentale fare una distinzione tra tutti gli apparati di ricarica attualmente disponibili. Perché nella maggior parte dei casi avrete accesso a colonnine da 22 kW di potenza. Attenzione che non sempre la potenza effettiva dichiarata corrisponde a quella effettivamente assorbita dalla batteria. Pur essendo un valore decisamente superiore di quello disponibile nelle nostre abitazioni (a meno di non utilizzare una wall box di pari potenza) non consente una ricarica in tempi rapidi. Una batteria da 50 kWh, presente in diverse vetture elettriche del segmento B, avrebbe bisogno di oltre due ore per una ricarica completa (nella migliore delle ipotesi).
Immagine di donna con smartphone che sta ricaricando auto da colonnina di ricarica
Immagine di plug da colonnina a auto ibrida o full electric

In corrente
Continua

Diverso il discorso per le infrastrutture di ricarica veloci (fast charge) e super veloci (ultra fast charge). Sono colonnine in corrente continua (DC) le cui potenze partono da 50 kW e possono arrivare sino a 350. Attualmente sono circa un migliaio quelle presenti in Italia e di queste, le ultra fast charge sono giusto poche decine. Ci sono pure i supercharger Tesla nella rete delle infrastrutture a ricarica ultra rapida, però sono destinate esclusivamente alle vetture di Elon Musk. Alle colonnine di ricarica veloci e super veloci hanno accesso praticamente solo le vetture elettriche di ultima generazione. Ma non sempre è sufficiente connettersi a tali un punti di ricarica per sfruttarne tutto il potenziale (vale come sopra).

In corrente
alternata

Le colonnine sino a 22 kW sono infrastrutture in corrente alternata (AC). Per questo motivo le vetture elettrificate sono provviste di un caricatore di bordo il cui fine è trasformare la corrente alternata in corrente continua. A seconda della potenza che sarà in grado di assorbire, dipenderà il tempo di ricarica. Se ci si connette ad una colonnina da 22 kW, ma il caricatore di bordo è da 3 kW, la ricarica avviene comunque a 3 kW.

Tipi di connettore

Ad alimentare il numero di differenze tra le colonnine “normali” (sino a 22 kW) e quelle veloci e ultra veloci (da 50 kW) ci pensano pure i sistemi di connessione. Per questo le auto sono spesso dotate di più cavi di ricarica o di adattatori. In Europa e di conseguenza nel nostro Paese sono essenzialmente due le tipologie più in uso.

Connettore AC

Conettore AC

Quando si tratta di corrente alternata (AC) ci si riferisce ai connettori di Tipo 2. Sono la maggior parte, noti pure come “sette poli”, chiamati Mennekes. Nello specifico consentono di assorbire potenze fino a 43 kW, caricando a corrente alternata monofase e trifase (32 Ampère e 400 Volt). Presenzia sia sui veicoli, sia sulle colonnine.

Connettore DC

Conettore DC

Per la corrente continua (DC) i connettori a servizio sono quello denominato CHAdeMO (standard giapponese, ma disponibile anche su alcune vetture europee) che arriva fino a 50 kW. I veicoli dotati di questo standard oltre a questo tipo di connettore, sono muniti pure di un connettore per la ricarica in corrente alternata.

Connettore CCS COMBO

Conettore CCS COMBO

Cè poi il CCS COMBO 2 (standard europeo). Quest’ultimo può arrivare fino a 200 Ampère e 400 Volt. Non solo, ma il CCS COMBO 2 ha il vantaggio di poter essere impiegato sia con infrastruttura di ricarica a corrente continua sia alternata. Viene realizzato a partire dal connettore Tipo 2, per cui il sistema prende il nome di COMBO 2.

Come si paga?

A questo punto viene da chiedersi come effettuare il rifornimento di energia. Il “fai da te” è la regola. Ma come? Per la ricarica ci sono sostanzialmente due strade. Utilizzare delle applicazioni dedicate, oppure della card specifiche. Attenzione, attualmente in Italia non è possibile adoperare la propria carta di credito o di debito. E ricordatevi di non eccedere il tempo necessario alla ricarica, altrimenti la sosta nei pressi della colonnina è soggetta a sanzione, perché di fatto non è un parcheggio a tempo indeterminato.

Usare lo smartphone

Per accedere alle colonnine tramite smartphone è necessario scaricare sul proprio dispositivo mobile una delle tante app realizzate da provider d’energia (ma pure da enti terzi), associare la propria carta di riferimento e seguire passo passo le istruzioni indicate. All’atto pratico l’applicazione consente di sbloccare il punto di ricarica presso il quale si è parcheggiato la vettura. Unitamente posso pure monitorare il flusso di energia e visualizzare i costi del rifornimento. Nel mentre dal quadro strumenti della vettura verrà visualizzata, tramite un’infografica dedicata, lo stato di carica della batteria.

Usare la card dedicata

Se il sistema delle app risulta troppo complesso, si può sempre adottare una card. Equivale ad una carta di credito o di debito, ma solo per utilizzare le colonnine. Anche in questo caso sono gli stessi provider che le mettono a disposizione. Non sempre una card da accesso a tutte le infrastrutture disponibili, meglio munirsi di più dispositivi (lo stesso vale per le app). Come entrarne in possesso è abbastanza semplice. Via web, dalla pagina del provider o dell’azienda in oggetto. Potrebbe essere necessario scaricare e compilare un form, effettuare il pagamento (a volte tramite bonifico oppure carta di credito), dopodiché la card arriverà a casa via posta. Ci sono alcuni provider che invece hanno degli uffici per il pubblico, nei quali recarsi per attivare la propria card.

Ma quanto costa?

A seconda del tipo di infrastruttura il prezzo di ricarica è variabile. Tendenzialmente il costo di una ricarica casalinga si aggira intorno ai 0,20 euro per kWh. Tale cifra raddoppia (0,40) quando ci si riferisce alla colonnine da 22 kW di potenza. Sono invece all’incirca 0,50 euro quelli necessari per rifornirsi da una infrastruttura del tipo fast charge da 50 kW. Quando invece le colonnine più performanti richiedono mediamente 0,79 euro. Si tratta di tariffe standard, perché in fase di acquisto di un’auto elettrica vi verranno proposte tutta una serie di soluzioni a riguardo. Alcune sono comprese nel “pacchetto” auto elettrica, altre sono messe a disposizione da qualunque provider del settore (e non solo). Pertanto il prezzo effettivo inteso come euro a kWh è decisamente variabile. Inoltre sono disponibili delle formule di abbonamento che consentono delle ricariche illimitate (oppure a scalare in base ai kWh) molto convenienti. Anche in questo caso non è detto che il canone garantisca l’accesso a tutte le colonnine disponibili, ma solo a quelle della rete del provider con cui è stato stipulato il contratto e agli eventuali partner.